VILLA DI ALTOMENA

Il toponimo, attestato per la prima volta in un atto di vendita di beni fra privati risalente al maggio del 1080, sembrerebbe rivelare un’origine etrusca dovuta all’antica via tra Arezzo e Fiesole: l’odierna villa, in corrispondenza del castello dei Guidi, è posta su di uno sperone a sinistra del torrente Vicano di Pelago e domina un tratto della valle dell’Arno e la Via Casentinese.

Nel 1171 la proprietà effettiva risultava in mano all’abbazia di Vallombrosa: il castello, probabilmente distrutto durante le scorrerie ghibelline compiute dopo la battaglia di Montaperti (1260), rimase sotto il controllo vallombrosano fino al 1317 diventando poi per quasi cinque secoli proprietà della famiglia dei Serzelli. Essi trasformarono il complesso medievale in una grande villa-fattoria assorbendo il cassero, corrispondente alla torre centrale, ed il cortile del palagio trecentesco: la chiesa di San Niccolò, di origine romanica, fu unita soltanto nel 1551 in un’unica prioria con la vicina Santa Lucia ad Altomena, essendo quest’ultima sin dal 1299 almeno la parrocchia locale. La proprietà è oggi della famiglia Sartori e fa parte delle attività agricole della Fattoria Altomena.

È distante dal percorso circa 600 metri.

Al chilometro 17500 circa, al culmine di un tratto ripido si abbandona il percorso prendendo la strada sterrata a sinistra verso l’abitato di Colle, proseguendo poi a diritto e scendendo, dopo una curva a destra, fino all’ampio spazio presso cui si trova la villa. Nel caso sia accessibile, l’edificio risulta pericolante.